Durante le 4 domeniche di avvento di quest’anno verranno pubblicate su questo sito e sul profilo instagram dell’oratorio alcune riflessioni sul vangelo della domenica estratte dal sussidio adolescenti della pastorale giovanile di Trento.

Puoi tornare alla riflessione della settimana scorsa:

L’impegno di questa seconda settimana di Avvento è:
Presta attenzione se qualcuno attorno a te vive una situazione di solitudine e passa del tempo con lui/lei.

Di seguito l’estratto della seconda domenica di avvento.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca 1,26-38
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei.

Commento

Dio ha un disegno molto grande sull’umanità, ma lascia all’uomo la libertà di accoglierlo nella propria vita. Nella giovane Maria, Dio ha incontrato una grande generosità di cuore; con il suo “sì” ha donato al mondo Gesù, il Salvatore.
Quando mi hanno chiesto di andare in missione in Angola, avevo paura della guerra, della malaria e di altre malattie, ma mi sono affidata al disegno che il Padre aveva su me ed ho pronunciato questo “sì” che ancora oggi irrompe nella mia quotidianità. Grazie a questo dono, posso essere testimone dell’amore del Padre in terra angolana.

Focus

“Il bene comune (…) è l’insieme di quelle condizioni di vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”. (LS 156)
“Ti voglio ben”. Quante volte usiamo (forse!) questa frase senza saperne veramente il suo significato? Se, come dice Papa Francesco, volere il bene di qualcuno significa creare tutte quelle condizioni affinché questi possa raggiungere la sua pienezza, prova a pensare a quanti sarebbero disposti a dirlo ancora? Quanti sarebbero disposti a mettersi in gioco al 100% per il vero bene dell’altro? E se questo “altro” diventasse un gruppo? Una comunità? Una società? Cosa saremmo disposti a mettere in gioco per il “bene comune”? Nel paragrafo 127 della Laudato Si’, Papa Francesco ci richiama all’ordine affermando che “..Tutta la società (…) ha l’obbligo di difendere e promuovere il bene comune”. E continua nel numero successivo: “Il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà…”. Facile voler bene ai propri familiari, agli amici di sempre, al proprio ragazzo/a. Ma quando l’altro diventa qualcuno di più “difficile” o scomodo? Quando l’altro è il povero, il barbone che dorme fuori la porta della chiesa, pure mezzo ubriaco? Siamo veramente disposti a difendere il suo bene? In questa settimana di avvento proviamo ad interrogarci se e quanto siamo disposti a mettere in gioco per il bene della nostra intera comunità.