Commento al Vangelo

Nel vangelo di questa domenica incontriamo di nuovo Giovanni Battista, cugino di Gesù che vive solitario sulle rive del Giordano e che ha ricevuto da Dio un compito importante: aiutare la gente a prepararsi per accogliere il messaggio di Gesù. Tanti si sono radunati intorno a questo strano personaggio: c’è chi lo cerca per ricevere il battesimo e cambiare la propria vita, c’è chi lo avvicina per pura curiosità… “ma chi sarà mai questo Giovanni Battista, è un profeta?” – “È lui il Cristo mandato da Dio?”
E Giovanni alla domanda diretta che gli fanno “Tu chi sei?” risponde: “Io sono soltanto voce di uno che grida nel deserto”. È un’immagine molto bella questa: Giovanni con grande umiltà, senza approfittare della situazione si definisce solo una voce che chiama, che invita a prepararsi per la venuta del Signore, un testimone del messaggio di Gesù. Giovanni grida nel deserto, con forza e convinzione, che vale la pena prepararsi, raddrizzare le strade tortuose della vita per accogliere Gesù, che, con il suo messaggio cambia la vita e la riempie di Gioia. E a noi cosa può dire Giovanni?
Noi catechiste ce lo siamo chiesto ed è stato interessante raccogliere il parere di ognuna constatando ed apprezzando quanto le sensibilità personali siano diverse e ricche. Tre sono le parole che emergono dalle nostre riflessioni: testimonianza, umiltà e conversione.

Testimonianza

Il Vangelo ci ricorda che Gesù è la luce e Giovanni testimoniava l’esistenza e l’importanza di credere in quella Luce. Forse anche noi potremmo chiederci: “Siamo altrettanto pronti, come Giovanni, a testimoniare nelle nostre azioni l’esistenza di Gesù e l’importanza di credere?” e “Come possiamo rendere vivo e vero il messaggio di Gesù?”
Possiamo provare, ognuno nel proprio ambiente, ognuno secondo le proprie possibilità, a fare dei piccoli gesti quotidiani: un saluto accompagnato da un sorriso, una risposta meno scontrosa al collega, una porta lasciata aperta al vicino di casa, una breve telefonata che procrastiniamo sempre. Tante, tantissime possono essere le nostre piccole azioni di cui Cristo si serve per far arrivare la sua Luce al mondo.

Umiltà

Giovanni riconosce il proprio limite e la propria piccolezza… “Io non sono il Cristo”… Lui è solo un semplice uomo che si mette completamente a disposizione del Signore ma fa in realtà grandi cose, quelle cose che Dio gli ha chiesto: testimoniare la sua Luce.
Anche noi, in questo periodo di Avvento, dobbiamo metterci in cammino, riconoscendo i nostri limiti, le nostre fragilità e i nostri errori. Solo così possiamo creare dentro di noi quello spazio che ci permette di accogliere Gesù che viene. Se non abbiamo bisogno di niente, se la nostra vita è perfetta, se abbiamo realizzato tutti i nostri sogni, non abbiamo nulla da attendere. E allora che senso ha il Natale?
Mettiamoci allora anche noi, con umiltà, in ascolto della parola di Dio per farla nostra, per essere attivi nel raddrizzare le strade non per noi stessi ma per un amore più grande, il dono di Gesù che nasce.

Conversione

Giovanni grida con convinzione la sua fiducia in Gesù e grida in un deserto dove sembra che nessuno possa ascoltare. Il periodo di Avvento ci prepara all’arrivo del Signore, ma troppo spesso l’attrattiva delle cose mondane ci distoglie da quella che è la vera Luce di Cristo, quella di cui abbiamo tanto bisogno per affrontare meglio la nostra vita e darle nuova linfa soprattutto quando ci sentiamo nel deserto, in balia di noi stessi.
Dobbiamo tornare a Dio, convertire il nostro cuore a Dio. Lui ci aspetta.
Allora andiamo controcorrente, gridiamo il Suo nome, testimoniamo e annunciamo la fiducia in Lui anche se apparentemente non siamo ascoltati e capiti: nel tempo del dolore come nel tempo della gioia, nella prova delle cadute come nel coraggio nel rialzarci.
E a Natale sentiremo quel bambino che nasce una reale presenza in noi e fra noi come annuncio del grande amore di Dio che può dare speranza fiducia e vera gioia.

Vi auguriamo Buon tempo di attesa

Le catechiste di terza media

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