Che cosa si intende per “primo annuncio”?

Il primo annuncio non va inteso secondo un’interpretazione solo dottrinale e neppure in senso cronologico, come se dovessero seguirne altri. È invece il cuore dell’annuncio cristiano, che riguarda anche coloro che hanno già una fede che ritengono adulta. L’importante è tornare sempre alla sorgente, all’origine, per rinnovarne la giovinezza, la fecondità, la freschezza della fede. Il primo annuncio si riferisce quindi al primo incontro con Cristo e non può prescindere dalle conseguenze della vita morale, liturgica, missionaria…

Nella società di oggi c’è ancora spazio per annunciare la fede?

La scelta che noi abbiamo fatto non è stata quella di porre le domande fondamentali della vita umana, alle quali dare la risposta cristiana. Abbiamo invece immaginato che questo primo annuncio potesse attecchire in tutti quei momenti di svolta della vita quotidiana delle persone. La vita infatti vale più di ciò che noi misuriamo, calcoliamo e produciamo in questa società consumistica e secolarizzata.

E quali sono questi momenti?

Noi ne abbiamo scelti cinque: la nascita di un bimbo, il cammino dell’adolescenza e la scelta nella giovinezza, l’amore di un uomo e una donna, la fedeltà alla famiglia e alla professione, l’esperienza del dolore e della fragilità. È necessario che la parola cristiana dica qualcosa all’alfabeto della vita umana. Ora chiediamo ai catechisti, agli operatori pastorali, ai sacerdoti, ai ministri del Vangelo, agli operatori sociali di imparare anche loro a dire la parola cristiana dentro la vita quotidiana (nel volontariato, nella vita comunitaria, nella professione…). L’importante è partire non dalle domande, ma dalle esperienze antropologiche, perché sono le soglie di accesso alla fede offerte a tutti.

Perché come vescovi considerate fondamentale il recupero dell’identità personale?

Nella società consumistica piena di beni, ma povera di significati, la grande sfida per tutti, credenti e non credenti, è la costruzione dell’identità personale che non è data a monte di un cammino, ma cresce attraverso le molte relazioni. Ogni età della vita ha una sua grazia che anticipa quella che segue, diceva Romano Guardini. Nel rapporto tra il dono promesso e il suo pieno compimento sta l’identità che apre le soglie di accesso alla fede.

(da ““La sfida della fede”, lettera dei Vescovi lombardi ai fedeli)